di Alessandro Santoro
Il mondo sta decisamente cambiando.
Quando acquistate su Amazon, ad esempio, immaginate il numero di commercianti, commessi, responsabili di punti vendita, magazzinieri, ecc… che NON lavorano per Amazon. E pensate anche a quanto guadagnano IN PIU’ gli azionisti di Amazon (723 mld di dollari il suo valore attuale, miliardo più miliardo meno).
Sempre più aziende si stanno trasformando ma l’obiettivo è il medesimo: massimizzare i profitti riducendo i costi.
D’altra parte anche il lavoro sta cambiando: siamo nell’epoca degli esperti. Solo i più specializzati sopravviveranno a questa trasformazione.
Lavoratori incapaci di comprendere la complessità dei processi produttivi ma iper specializzati per attività iper complesse.
In questo, l’istruzione dovrà necessariamente essere ripensata: le aziende stanno procedendo, quasi ovunque, in maniera autonoma. Queste super-aziende non possono concepire una formazione che esalti l’individuo (umanesimo); necessitano di macchine più che di menti.
Il sistema scolastico annaspa nel disperato tentativo di riprendersi una ragion d’essere.
Svuotata di risorse e pensieri, la scuola, esautorata, è destinata a sparire, sostituita da scuole fai- da- te, costruite a misura d’azienda. Alcuni (non tutti, questo tipo di scuola è iper selettiva) ragazzi sapranno programmare, sapranno manovrare e interagire con i robot, ma non sapranno nulla della storia degli indumenti che indossano o del cibo che mangiano.
E’ probabile che i giovani di domani non sapranno riconoscere una verdura o un pomodoro, non conosceranno l’odore del colore fresco sulla tela, non sapranno porsi domande, non sapranno ribellarsi.
Dunque, da una parte (pochi) super lavoratori specializzati, dall’altra una (enorme) classe di lavoratori inutili.
Se gli individui non saranno necessari nel processo produttivo (sta già accadendo), che cosa salvaguarderà la loro sopravvivenza fisica e psicologica?
E’ una domanda che in molti si stanno ponendo da diversi anni.
Molto prima dei 5 stelle in Italia e anni luce prima che l’attuale sinistra italiana si perdesse nel tentativo di capire che fine abbiano fatto gli operai (che se Marx fosse vivo sputerebbe in faccia alla sinistra, mica agli operai!).
Abbiamo bisogno di sviluppare un nuovo modello sociale ed economico il prima possibile!
Non ci vuole Marx per capire che gli operai di oggi sono come i contadini del 1867.
Lo capiscono i milioni di lavoratori che ogni giorno, nel 2018, necessitano di nuovi ‘software’ di aggiornamento.
Già oggi, i governi investono milioni di euro per riprogrammare lavoratori spaesati e abbandonati.
Da tempo si parla di REDDITO MINIMO UNIVERSALE: qualcosa di molto DIVERSO dalla paccottiglia venduta dall’attuale governo italiano.
Il reddito minimo universale parte da un principio fondamentale: TASSARE (maggiormente) LE AZIENDE CHE CONTROLLANO GLI ALGORITMI E I ROBOT e USARE IL DENARO per fornire a TUTTI un generoso stipendio per vivere.
L’assunto è semplice. Se alcune aziende, più di altre, aumentano enormemente i profitti, eliminando il capitale umano, è giusto che esse restituiscano una parte di questi profitti a quel capitale buttato nella spazzatura del liberismo?
E’ ragionevole che un’azienda che guadagna dieci volte di più eliminando un lavoratore (grazie alla sua sostituzione e automazione) paghi almeno una quota di mantenimento per quell’individuo espulso dal mondo del lavoro?
Ma, ovviamente, non chiederete ciò agli azionisti di Amazon. Loro possono al più preoccuparsi del numero di zeri sul conto in banca!
Un’altra idea avanzata è stata quella di ampliare lo spettro delle attività da considerare “lavori”: dall’assistenza agli anziani, alle tante attività di cittadinanza attiva, dalla cura dei bambini, al sostegno per chi viene abbandonato sulla via del Dio progresso.
Avremo bisogno di ripensare i nostri valori e di comprendere che, prendersi cura delle persone più deboli è il lavoro più prezioso del mondo e può (deve) avere un valore economico.
Infine, gli Stati, così ripensati, dovranno poter garantire, a TUTTI, i SERVIZI universali di base GRATUITI, finanziati dalla maggiore tassazione dei più ricchi.
Quei servizi che, per intenderci, aziende come Google già fornisce ai propri lavoratori (scuole, centri benessere, ospedali e assistenza sanitaria personalizzata, trasporti automatizzati, luoghi ricreativi condivisi, teatri, cinema, ecc. ecc.)
Questo è il reddito di cittadinanza.
Il reddito, impropriamente chiamato di cittadinanza, previsto dall’attuale governo italiano è l’ennesimo ammortizzatore sociale. Una misura importantissima , sia chiaro, ma molto diversa. Tuttavia, chiamare le cose con il proprio nome, si sa, di questi tempi non porta voti.
Provate a cercare una sola norma, nel guazzabuglio costruito dall’attuale governo italiano, che preveda l’aumento delle tasse per i più ricchi, una qualche forma di gratificazione per una cittadinanza solidale, attenta alle esigenze dei più esposti alla marginalizzazione.
Anzi, la flat tax (altro imbroglio) prevede una riduzione delle tasse generalizzata.
Mettere insieme reddito di cittadinanza (quello vero) con una tassazione più “morbida” è semplicemente delirante. Chi ci crede dovrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di ricominciare dalla scuola “elementare”.
La domanda che mi pongo, dunque, è: il governo del “cambiamento” a spinta nazionalista- leghista è semplicemente composto da folli incompetenti o è piuttosto lo strumento decisivo che le multinazionali stanno usando per annientare la classe lavoratrice e il pensiero critico?
Crediamo veramente che la complessità dei cambiamenti in atto, le dinamiche che si metteranno in moto, possano essere gestite da governi nazionalisti che hanno come unico orizzonte “lungo” la data delle prossime elezioni?
Non dovremo forse incominciare a credere che tali questioni riguardino, invece, tutti i cittadini? E con tutti, non intendo tutti i cittadini di una nazione. Ma tutti i cittadini del mondo. O almeno dell’Europa.