Serve a qualcosa festeggiare gli anniversari? Anche quelli “A cinque, dieci anni dalla morte di…”? Bisogna aver conquistato in vita posti o ruoli di rilievo per pretendere poi di essere il protagonista di convegni, tavole rotonde, volumi di “scritti in onore di…”. E poi, occorre che l’opera del defunto sia disponibile a riemergere nell’attualità senza creare ostacoli alla carriera dei soliti parassiti che proliferano intorno al Palazzo. Certo, la memoria è un’arma adatta a scavarsi un buco nella società.
Ma ci sono personaggi spigolosi che continuano ad avere l’effetto dell’acido anche dopo la loro dipartita.
Converrete che Rina Durante è uno di questi.
Il chiacchiericcio intorno alla sconfitta di Lecce nella gara per la capitale della cultura 2019 evidenzia la spaventosa mancanza di cultura e di memoria della classe dirigente di una città e di un territorio senza passato e senza futuro.
Chiacchericcio inutile e patetico giacché, considerato lo scarso livello di conoscenze del territorio e la totale estraneità di chi dirigeva le operazioni di assalto alle risorse che accompagnavano l’ambito riconoscimento a qualunque iniziativa o intervento di carattere culturale, l’essere arrivati tra le finaliste è un risultato immeritato. La cultura a Lecce è stata ed è un’utopia. Per essere precisi una distopia.
A proposito, chi del comitato sapeva che a Lecce esiste un Centro interdipartimentale di ricerca sull’utopia e che, per esempio nell’ottobre del1995, fu realizzato un convegno internazionale su “La democrazia diretta, progetto politica dell’utopia?
Faccio altri due esempi. La commissione sarebbe stata molto colpita “dall’inclusione delle persone con disabilità nel programma e dalla presenza del tema dell’accessibilità nell’intero programma e quindi non come questione separata.”. Qualcuno sapeva che il discorso sull’integrazione dei ragazzi disabili è partito dal Salento, dall’AIAS di Cutrofiano e che ha costituito un punto di riferimento per la politica europea in questo settore? E che fine ha fatto la sperimentazione del Centro Itaca che portava a livello di mobilità europea dei disabili l’Università e la città di Lecce?
Nei giorni in cui si correva lo sprint finale per la Capitale europea della cultura il Salento festeggiava i cinquant’anni dell’Odin Teatret diretto da Eugenio Barba. E festeggiava anche i quarant’anni dell’esperienza di Carpignano Salentino condotta insieme all’Oistros e durata cinque mesi. Un’esperienza che ha cambiato il mondo del teatro ed è riconosciuta in tutta Europa come modello di trasformazione sociale attraverso le attività culturali. Qualcuno del Comitato ha pensato di andare a chiedere a chi partecipò a quella straordinaria esperienza di guidare il percorso di Lecce? A poche centinaia di metri dalla sede del Comitato c’è il teatro Koreja che da anni costituisce un punto di riferimento per l’Odin Teatret, chi del Comitato è andato a chiedere una collaborazione per delle attività che Koreja realizza da anni?
Possibile che in questa città tutto deve finire in casciara pseudo politica?
Il “Nui putimo” dello striscione del Teatro Paisiello non porta alla Casa Bianca. Nemmeno alla periferia di Bruxelles. Porta nel paese delle pulci impernacchiate.
La memoria e la vocazione di un territorio ricco di diverse e contraddittorie stratificazioni culturali che lo segnano come luogo di identità plurali si conquistano con uno studio ‘feroce’ e, come fece Rina Durante, indossando gli scarponi di Maggi Carmela.
I compagni di Oistros