Dove andava il poeta alle due del pomeriggio? A cercare le parole?Un varco alla disperazione?Le parole, unico privilegio del povero? Ecco, questo era forse Vittorio: un povero poeta che rivendicava tutti i suoi privilegi. E, grazie lui, un universo di parole si era dischiuso anche per noi, immersi nell’atmosfera sonnolenta di una provincia stregata dal suo passato. Una provincia lontana che non aveva nulla da mostrare oltre ai muretti a secco, le pagghiare,le Centopietre, i bastioni otrantini sforacchiati dalle palle turche, il barocco delle sue chiese che si sfarinavano al sole. Dovevamo solo entrare in quell’universo di parole e saremmo stati resi immortali. (R. Durante, Gli amorosi sensi, Vittorio prima versione “Ou sount Les Nieges D’Anton”)
Mancano poche settimane per il 10° anniversario della morte di Rina. Per tanti Rina Durante può essere solamente un ricordo che sbiadisce nel tempo. Per noi dell’Oistros è una compagna di lavoro. Oggi più di ieri. Ancora di più domani. E non solamente perché è stata una delle fondatrici dell’Oistros, ma anche perché il suo metodo di lavoro costituisce per noi un punto di riferimento insostituibile per orientarci nel delicato percorso – perché irto di contraddizioni – alla ricerca di un senso del vivere nel Salento. Una lingua di terra con un grande futuro dietro le spalle. Anche le sue opere: i romanzi, le sceneggiature, le poesie, i saggi sulla letteratura e sulle tradizioni, sul vino e sull’olio, sulla rucola e il caviale sono scivolati in quel ‘grande passato’; è compito nostro riportarli nel presente e farli diventare lievito per il futuro. Quel futuro che, per usare una metafora pasoliniana, gl’inquilini dei Palazzi del Potere rosicchiano ogni giorno. In uno dei manifesti dell’Oistros si chiedeva – ed eravamo nei primissimi anni Settanta – di “Liberare mani e scucire bocche”, una lotta che non è conclusa; forse ha assunto altre forme e richiede l’uso di altri strumenti, ma di sicuro richiede lo stesso impegno e la stessa determinazione di quando Rina e gli altri compagni dell’Oistros si battevano per liberare il tarantismo dal ghetto della superstizione popolare per riportare nel presente gli elementi di rivolta e di riscatto delle classi subalterne e delle donne, subalterne nelle classi subalterne. Liberare le mani che raccoglievano il tabacco e le ulive, che impastavano la farina, che pulivano le cicorie selvatiche e permettere loro di battere sul tamburello le angosce della vita. Liberare le bocche impastate di pianti e di preghiere perché potessero raccontare alla stisa l’incanto e il discanto del mondo. Liberare il corpo deformato dalla fatica perché potesse danzare i fremiti d’amore.
Rina, l’Oistros deve continuare a pungere e tu sei ancora insieme a noi!
Per questo abbiamo deciso di utilizzare questo mese per preparare un grande incontro con Rina. Rina amava la cucina, ed era una grande gastronoma. Le lunghe serate passate con lei rimangono scolpite nei cuori di chi c’era.
Oggi invitiamo tutti, vecchi e nuovi amici, ad accomodarsi alla tavola di Rina per condividere il senso profondo di quella amicizia che si esprimeva nei tanti racconti che Rina ci ha donato. Per questo Oistros ogni giorno vi donerà brani, foto, testimonianze, musiche e atmosfera che andranno ad imbandire la tavola attorno a cui ci sederemo (fisicamente) il 25 Dicembre. Questi giorni porteremo a tavola pietanze di rara bellezza custodite per anni nei cassetti delle nostre memorie. Testi inediti e riletture dei tanti amici di Rina. Siete dunque tutti invitati a portare al tavolo la vostra pietanza.
Buon appetito!