È notte, sono seduta sul mio letto con la testa poggiata sul muro e sulle spalle una coperta, che cerca di donarmi il calore che in questo momento mi manca. Il mio sguardo è vuoto, fisso sulla finestra a scrutare la pioggia che cerca di imitare il movimento delle lacrime sul mio viso e il rumore del mio cuore. Tic tic, le goccioline di pioggia sui vetri appannati. Plin plin, le lacrime che cadono sul diario che stringo in mano e che non voglio più aprire. La mia tristezza, il mio dolore, il mio imbarazzo… Emozioni che trovano la loro luce nel buio della notte, quando le lacrime possono cadere libere. Continuano ad arrivare notifiche sul cellulare. Meglio non rispondere. Meglio far credere agli altri che io stia dormendo. Meglio far credere che io stia bene. Penso e ripenso alle persone che sono state importanti nella mia vita, che credevano in me quando neanche io lo facevo, ma ora sono lontane, non posso più contare pienamente su di loro. Penso alle persone che sono qui e non fanno altro che distruggere i miei sogni, le mie aspettative. Penso ai sogni che non realizzerò mai, alla persona che mai diventerò, agli obbiettivi che mai raggiungerò. Perché continuo a scrivere su questo diario? Un diario con le pagine bagnate dalle lacrime, stropicciato nei momenti di rabbia. “Perché te ne sei dovuta andare?” .chiudo gli occhi, singhiozzo rumorosamente con la testa sulle gambe. Prendo il diario e lo scaravento contro la finestra. “E voi invece, perché non uscite dalla mia vita una volta per sempre?!”. Vi odio. Vi odio tutti. Pian piano mi addormento in un fiume di lacrime e pensieri sfiancanti.
Ora sono a scuola. Non parlo con nessuno, sfoggio solo falsi sorrisi. Tutti devono credere che io stia bene. Nessuno si accorge di niente, sono una brava attrice! Poi arriva la domanda tanto temuta: “Maria, che hai?”. Alla professoressa di spagnolo non si può nascondere nulla! Ovviamente rispondo che sono sovrappensiero, nego ogni forma di tristezza.
Esco da scuola con le cuffiette nelle orecchie; mi rifugio nel mio mondo. Poi però arriva una chiamata. Mi scoccia rispondere. Tiro il telefono fuori dalla tasca. Guardo lo schermo e mi si bagna nuovamente il viso, questa volta però sono felice. Il mio cuore si riempie di nuovo di calore. Eppure… non ho messo nessuna coperta! “Allora, non ti sei dimenticata di me!?”