Su Carmelo Bene di L.A. Santoro
Di Luigi A. Santoro
Nel paese delle donne che fecero ballare dio le polemiche intorno all’ irrappresentabile Ritratto di signora del Cavalier Masoch per intercessione della Maria Goretti scritto da colui che apparve alla Madonna hanno il sapore del cicaleccio dei portaborse. Arriva a folate il tanfo di trame che niente hanno a che fare con l’opera e l’Immemoriale di Carmelo Bene, col duro lavoro della ricerca di senso col teatro e del teatro, col bisogno d’interrogare un percorso segnato da attraversamenti nelle pieghe più inquietanti della cultura europea. E tanto sembrano invece intrise di piccole furberie coccolate dai retrobottega del politicume nostrano.
Diritti concessi o negati, il giovane regista contro la Fondazione, il Festival di Spoleto e la Regione Puglia. Ma quali sono i soggetti e la ragione del contendere?
Intanto diciamo che fino a quando il Maestro era in vita, nessuno ha tentato (osato?) di rappresentare una sua opera. Per quanto riguarda Ritratto di signora, perfino l’autore, benché potesse contare sulla disponibilità della sua attrice preferita, Lidia Mancinelli, e dei suoi collaboratori di fiducia, ha dovuto rinunciare. Che cosa può aver convinto un giovane sconosciuto attore e regista che avrebbe potuto portare in porto l’impossibile impresa? Forse ha trovato l’attrice disposta ad essere fatta letteralmente a pezzi sulla scena, come richiedeva il malvagio Bene? Forse ha scoperto la scorciatoia per trasformare un’opera letteraria in un lavoro teatrale?
Carmelo Bene non aveva e non voleva discepoli pronti a scimmiottare il Maestro, ma non sapeva che c’era già chi era pronto a sostituirsi a lui, chi avrebbe brandito proprio l’opera di fronte alla quale l’autore si era arreso per puntare dritto al Festival dei due mondi magari senza passare da Canicattì o da Santarcangelo. Potenza delle sponsorizzazioni di cui Bene non aveva mai goduto? O aveva evitato?
C’è però, a questo proposito, un aspetto sul quale dobbiamo riflettere. Il progetto di formazione gestito dalla Protei, “Dannati Maestri” è stato finanziato con denaro pubblico e sostenuto dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Lecce e dal Comune di Otranto. Tutti e tre gli enti sono membri di diritto dalla Fondazione voluta da Carmelo Bene. La scelte può essere opinabile, ma legittima, anche se non si capisce perché l’iniziativa non sia passata attraverso il comitato dell’Immemoriale. Come è più che legittimo utilizzare anche le opere di Carmelo Bene lungo un lavoro di formazione e ricerca teatrale.
Diverso è il discorso inerente la produzione di uno spettacolo. Qui è necessario capire se un ente locale può diventare produttore di uno spettacolo e se un progetto nato con l’obiettivo di formare degli operatori teatrali possa trasformarsi in una compagnia che realizza uno spettacolo da un testo che lo stesso autore aveva definito irrappresentabile. Non è un problema di valutazioni estetiche; è certamente un problema di etica. Non si può svendere l’attività e la memoria di un artista come Carmelo Bene nemmeno (forse tanto meno) in nome della visibilità che viene offerta da un festival internazionale.
E poi c’è soprattutto un problema di politica culturale e di scelte insensate che la Regione Puglia continua a fare a dispetto di ogni logica di programmazione. Senza considerare che proprio la Regione Puglia, mentre continua a disattendere gli impegni presi pubblicamente nei confronti della Fondazione, mette in opera iniziative che si fa fatica a non definire legate a logiche clientelari. Consola però il fatto che, almeno per quanto concerne l’istituzione universitaria e la stessa Fondazione, sia state attivate iniziative al di fuori del frastuono mediatico, a cominciare dal seminario di studio aperto ed interdisciplinare avviato il mese passato dal Corso di Laurea in Arte Musica e Spettacolo dell’Università di Lecce. Sono questi i veri percorsi delle formiche; gli altri sono percorsi delle cicale, qualche volta travestite da formiche. Gridano forte nel mese di luglio, ma poi scoppiano e si svuotano nella calura.