Relazione finale. Scuola elementare Castrì di Lecce. Laboratorio Teatrale

Scuola Elemtare Castrì di Lecce

LABORATORIO TEATRALE
– Relazione finale –

Il Progetto di Laboratorio Teatrale, della durata complessiva di 20 ore pomeridiane (cui si sono aggiunte 15 ore per le prove della performance finale) ha visto coinvolti oltre 35 alunni delle classi III e V di cui 1 disabile e alcuni alunni che, in misura diversa, presentavano difficoltà d’apprendimento generalizzate soprattutto nell’area linguistica, problemi motivazionali e/o relazionali, bassi livelli di autostima e scarsa capacità di autocontrollo. Docente referente del Progetto Anna Leo e 5 insegnanti supportavano il lavoro svolto.

L’Associazione Culturale Oistros, che sin dallo scorso anno aveva collaborato con questo Istituto per un corso di formazione teatrale per insegnanti e alunni, ha condotto il laboratorio teatrale con 3 esperti (Alessandro Santoro, Cinzia Greco ed Elisabetta Leuzzi) avvalendosi della supervisione del Prof. Luigi Santoro (Università del Salento)e del Prof. Antonio Rollo (Accademia di Belle Arti).

Obiettivo fondamentale del Laboratorio Teatrale è stato lo sviluppo della creatività e della fantasia attraverso un percorso di conoscenza su se stessi e con gli altri.
In particolare, obbiettivi specifici e trasversali sono stati:
– favorire la strutturazione delle relazioni tra individuo e gruppo
– promuovere la scoperta di sé e la personale autostima
– ricomporre la dicotomia corpo- mente
– sollecitare e manipolare l’espressione dei propri vissuti emozionali
– conoscere e controllare il corpo nello spazio
– rappresentare/ripresentare tempi e spazi reali e possibili
– utilizzare in maniera creativa la comunicazione orale e scritta e sperimentare una pluralità di linguaggi espressivi.

Il laboratorio è così diventato uno spazio di conoscenza di se stessi, degli altri e con gli altri aperto allo scambio e alla comunicazione. Anche se, va fatto notare, che lo spazio individuato, la palestra dell’Istituto, ha condizionato notevomente il lavoro. I bambini tendevano a distrarsi facilmente, l’acustica infernale non facilitava la comunicazione più elementare, e il rapporto spazio- corpo finiva inevitabilmente col rendere tutto molto più complicato.

L’enorme numero degli alunni destinatari del progetto e l’infelice collocazione (la palestra)  ha convinto l’Oistros ad intraprendere una strada orientata alla forte motivazione del gruppo e alla continua competizione tra i sotto- gruppi.
Si è scelto così di individuare una storia che tutti potevamo ri- conoscere come propria e di trasformarla con la fantasia.
L’Oistros ha così proposto al gruppo la storia del Brutto Anatroccolo. Una storia che in una maniera o in un’altra ci coinvolgeva sotto la metafora della diversità.
La storia come mezzo, la diversità sullo sfondo e il teatro come metodo.
La Fantasia della finzione coreografica del teatro ha “convinto” molti ad addentrarsi in un percorso in direzione della conoscenza di se stessi. I bambini erano così costretti ad interrogarsi sulla propria natura. Chi sono? E soprattutto come mi sento adesso?
I ruoli non sono mai stati pre- definiti dagli animatori che si sono limitati a orientare e coordinare il lento ma continuo scorrere delle fantasie dei bambini.
Nessuno poteva restare all’interno del gioco o solo cigno o solo anatroccolo. I ruoli erano continuamente messi in discussione. Il cigno doveva provare a sentirsi almeno una volta anatroccolo. E l’anatroccolo ha capito che bastava attendere perché un giorno si trasformasse in un meraviglioso cigno.
Portate in superficie le paure e le diffidenze si sono ridimensionate, l’imbarazzo si è trasformato in partecipazione e proprio gli allievi sopra definiti “deboli” hanno contribuito in maniera determinante alla buona riuscita del progetto. Coloro che all’inizio del lavoro si dimostravano più irrequieti, iperattivi e demotivati, hanno saputo trovare all’interno del gioco- teatro l’equilibrio auspicato.
La favola del Brutto anatroccolo ci ha, quindi, aiutato nella costruzione di un nido ideale come vorremmo tutti che fosse la scuola. Dove la solidarietà e l’amicizia sono indispensabili e gli impulsi aggressivi controllati.
Emblematica, per questo, risulta un’improvvisazione, divenuta poi parte integrante della performance finale, in cui alcuni anatroccoli litigano e simulano una danza della discordia in cui ognuno prende in giro l’altro. Anche il diverbio è così diventato motivo di gioco e creatività.

I bambini erano inoltre sollecitati dagli animatori a tenere un “diario di bordo” su cui appuntare i propri pensieri e le proprie emozioni. Il testo della performance finale è stato, quindi, semplicemente, un montaggio di ciò che i ragazzi hanno scritto nei mesi di lavoro.
Gli animatori, si sono limitati a provocare la loro fantasia. Ed è così nato il gioco del perché il cigno/anatroccolo è o non è mio fratello.
C’è forse l’intero mondo dei bambini in quei testi.

Il titolo finale della performance è così divenuto: “Il brutto anatroccolo. Ovvero: come faremo a diventare grandi?”.

La collaborazione e lo spirito di gruppo tanto auspicati negli obiettivi iniziali si sono potuti realizzare in pieno durante il lavoro di prove ed allestimento della performance. Il nido si è andato così infoltendo ed ognuno ha portato il suo ramoscello. I genitori hanno cucito i vestiti, gli insegnanti hanno raccolto e sollecitato la scrittura creativa dei bambini, gli animatori hanno aggiunto quella magia che è solo dei tempi teatrali.
Abbiamo, infine, fatto teatro tutti insieme. Abbiamo cantato, scritto, letto, danzato, giocato, improvvisato, tutti insieme.
Il nido alla fine si è mostrato e tutti gli anatroccoli sono diventati cigni. Come da copione.

Lecce 15 Giugno 2007

ASSOCIAZIONE CULTURALE OISTROS
Il Presidente Dott. Alessandro Santoro