Cronache dal fronte sanitario X (verso le dimissioni)
Domani dimissioni e trasferimento alla clinica “Petrucciani”. L’impegno col dottore Zaccaria di vederci per la prima visita di controllo entro un mese mi sollecita un pensiero curioso: uscirò da questa parentesi sanitaria, o diventerà una specie di condizione con cui dovrò convivere per il resto dei miei giorni?
Il mio cervello si poteva anche limitare a questa considerazione; invece era un pensiero ‘madre’ e gravido di decine di pensieri ‘figli’.
In questi giorni il mio corpo ha subito trasformazioni davvero notevoli. Sono svaniti undici chili che non credo posso aver lasciati tutti sul tavolo operatorio. Il risultato di queste trasformazioni è stato ben sintetizzato da mio figlio: “Padre, sembri un uccellino appena caduto dal nido. E io che pensavo tu fossi indistruttibile!”. Su questo trovando consenso unanime. Persino quello della sorella. Per la prima volta. La foto scattata con l’onnipresente, oramai, telefonino potrà funzionare come il Ritratto di Dorian Gray? Non può funzionare. Non funziona. Intanto perché si è formato attraverso quello che potremmo definire un ‘accanimento diagnostico’. Seconda metà di gennaio: da quanto tempo non ti fai le analisi del sangue?
– sette, otto anni. Ma io sto bene. L’unica cosa che dovrei fare è limitare il fumo.
– Ma che ti costa?
Il ritiro dei risultati coincide con una mattinata con sessione d’esami. Apro la busta mentre un collega della commissione provvede all’appello. La prima facciata è intonsa. La seconda e la terza è un fiorire d’asterischi: trigliceridi, colesterolo, glicemia…Non mi riconosco in quel quadretto. Io mi sento bene. Ci dovrebbe essere un certo rapporto fra quegli asterischi e le mie performance fisiche e mentali. Invece queste traduzioni quantitative del mio corpo, delle sostanze che circolano dentro di me, o che costituiscono il mio corpo, sembrano davvero non riguardarmi. E allora vediamo di precisare il Ritratto: ecografie, radiografie, ecocardiogrammi, esami del fondo dell’occhio. Una rappresentazione che si arricchisce di dettagli, ma che continua a non corrispondere alla mia percezione. Vi ho già raccontato, credo, come il Ritratto si sia disteso sulla realtà attraverso l’esame coronarografico.
L’intervento chirurgico è stato di fatto la resa dei conti del rapporto tra realtà e rappresentazione. Ho davanti ai miei occhi la lunga cicatrice alla gamba sinistra che racconta, digrignando i punti, l’estrazione della safena, un concreto pezzo di ricambio per sostituire i tratti di coronarie danneggiate. E intravedo anche la lunga ferita sullo sterno che racconta di costole divaricate e richiuse. Tutto maledettamente reale, tutto dolente. Sarò la stessa persona?
Sto viaggiando in auto – guida mia moglie – sulla tangenziale. Siamo diretti alla “Casa di cura Petrucciani”. È un tratto di tangenziale che ho percorso migliaia di volte. C’è l’uscita che indica “litoranea”, basterebbe girare e tornare a casa e ritrovare gli odori di sempre, i rumori di sempre, i sapori del mio orto. Invece mia moglie prosegue.