Prologo al Lettore
«Ma nel campo dell’arte commettono irreparabili errori. Il primo imperdonabile errore, molto significativo come esempio, è stato commesso nei confronti di Amleto. Hanno invaso il mercato di una tale quantità d’ipotesi sull’Amleto da rimbambire tutti quanti. Avevano perso tutti la testa, non si faceva che discutere: Amleto ha un carattere forte o debole? L’elemento teatrale di Amleto non li interessava. Non li interessava il fatto che Shakespeare avesse costruito il suo dramma a episodi o perché li avesse fusi insieme in uno spettacolo che durava tre ore.».
Queste affermazioni di Vsevolod E. Mejerchol’d contengono una sfida: è possibile riconsegnare l’Amleto al teatro? Una sfida solo in apparenza senza senso – non è sempre rimasto nel teatro? – un’impresa quasi impossibile.
Lanciata verso le trasparenze dell’empireo letterario, risucchiata nel groviglio oscuro dell’anima, la creatura shakespeariana sembrava aver perduto per sempre la sua natura teatrale.
Lievito da sciogliere in ogni impasto e sempre pronto, però, a riattivarsi, ricostituirsi, le parole di Mejerchol’d indicano una porta; oltre quella un labirinto di sentieri.
Da qui ho iniziato il viaggio alla ricerca della «vera» macchina di Amleto. Ma non vorrei si pensasse ad esotiche avventure: il viaggio intorno e all’interno dell’Amleto si è srotolato in realtà fra una mezza dozzina di scaffali e una trentina di ripiani della Biblioteca dello spettacolo; fra i volumi di Chambers, la collezione della «Shakespeare Survey», le annate dello «Shakespeare Quarterly»… Tanti dei volumi che ho attraversato non hanno lasciato traccia nemmeno nelle note. Testi preziosi come quello di J. Dover Wilson, What Happens in Hamlet, o straordinariamente stimolanti come il saggio di L.S. Vygotskij, La tragedia di Amleto, principe di Danimarca, o puntuali come La tragedia di Shakespeare di A.C. Bradley e Introduzione all’Amletodi H. Granville-Barker, che pure hanno costituito la bussola durante lunghi tratti del viaggio, li ho dovuti ad un certo punto abbandonare per procedere più speditamente verso la «vera» macchina teatrale. La bibliografia riportata nelle note, pertanto, ha l’unica funzione di
Prologo al lettore
segnalare alcuni punti di svolta.
Al lettore accanito non mancheranno di sicuro i mezzi per costruirsi una bibliografia ben più ricca e appropriata di quella che io gli avrei potuto fornire alla fine di questo studio. Mi vorrà perdonare, comunque se, per inquadrare la zona in cui è attiva la macchina «vera» di Amleto, ho dovuto usare concetti come «struttura dissipativa», «turbolenza», «singolarità» che comunemente non sono considerati prossimi al mondo del teatro. La ragione è molto semplice: non ho trovato di meglio. Ad ogni modo, nella maggior parte dei casi, il significato che viene attribuito loro nel linguaggio scientifico è molto vicino a quello che troviamo nel linguaggio comune.
Pur potendo contare su numerose traduzioni italiane dell’opera di Shakespeare ho preferito tradurre direttamente i brani citati perché in molti casi il percorso conduceva verso delicate sfumature di significato. Anche le traduzioni riportate in nota, quando non diversamente specificato, sono mie. Le citazioni a l’Amletodi Shakespeare sono tratte dall’edizione curata da Harold Jenkins per la Arden Edition of the works of William Shakespeare, Methuen-London-New York 1982.
Mi rimangono, a questo punto, solo i ringraziamenti a tutti coloro che mi sono stati vicini durante il viaggio verso e attraverso l’Am-leto. Senza le loro critiche e sollecitazioni, senza i loro suggerimenti, probabilmente, questo percorso avrebbe rischiato di non lasciare traccia.
A Fabrizio Cruciani, Nicola Savarese, Clelia Falletti, Ferdinando Ta-viani, Bernard Hickey, Giovanna Cesano, Sergio Spina, Alizia Roma-novic, Massimo Melillo, Silvana Caporaletti, Orazio Bianco, un ringraziamento particolare.
Ai colleghi dell’Università di Lecce e ai tantissimi amici, che in molte occasioni mi hanno suggerito percorsi trasversali, la mia gratitudine e l’auspicio di poter contare sempre sul loro contributo e sulla loro stima.